Chiariamo subito che questo è il miglior album dei Coldplay e lo è per almeno tre sostanziali ragioni, non ripropone i suoni dei precedenti, presenta un’architettura ritmica più ricca che si apre in accensioni liriche e traiettorie progressive di straordinaria intensità, e da ultimo non fa mistero di attingere ad illuminati artisti come New Order, Brian Eno e per motivi diversi Johnny Cash e Kraftwerk (per la loro maniacale attenzione al particolare). Tracciate le coordinate non resta che condirle con quella naturale semplicità delle cose, che da sempre contraddistingue Chris Martin, quella semplicità che emerge nei momenti più lenti e riflessivi, in quel senso di rarefazione assoluta che aleggia nella lennoniana “What if” in “X&Y” e nella “Hidden Track” scritta per la voce dell’amico Johnny Cash e divenuta per cause di forza maggiore il loro tributo all’artista scomparso. Una riga sopra le altre si erge “Fix you”, di una delicatezza stupenda, nella voce di Martin che appena sussurrata si intreccia all’organo prima, al piano e chitarra poi, in un crescendo di pura emotività. Per chiudere il cerchio “Sound of speed”, che è anche il singolo, pronta a fare da collante tra il passato di “A rush of blood to the head” e il presente di “X&Y” in pieno stile “Clocks”. L’enigmatico titolo “X&Y” altro non riflette se non il dualismo del quotidiano, il codice degli estremi, quella disparità dei cromosomi che sta alla base della vita e la rende possibile, un messaggio positivo per illuminare, un album quello dei Coldplay che come sempre sa toccare i cuori. Sono attualmente la migliore band inglese? La risposta è probabilmente affermativa.
Coldplay – X&Y
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