Doveva accadere, poteva accadere, corsi e ricorsi della musica, cosi dopo circa sei anni di assoluta astinenza da vero evento, da un vero disco che sapesse fare da spartiacque, alla fine è toccato proprio ai Killers, ovvero il gruppo più English proveniente dagli States, salire sul trono e prendere la corona. ”Sam’s town” è oggi per la band di Las Vegas quello che è stato a suo tempo “Parachutes” per i Coldplay e “Ok Computer” per i Radiohead, l’album per cui essere ricordati. Una serie di mosse azzeccate a partire dall’esordio nel 2004 con l’album “Hot Fuss” diventato dopo due anni doppio platino in USA (2 milioni di copie) e triplo platino in Inghilterra (900 mila copie) per un totale complessivo nel mondo di quasi 5 milioni e proseguendo con la scelta dei produttori, gente da grandi appuntamenti come Flood (Mark Ellis) e Alan Moulder, già responsabili in passato di opere come “Mellon Collie and the Infinite Sadness” degli Smashing Pumpkins (1995) nonchè di svariate collaborazioni con U2, PJ Harvey, Nick Cave, Nine Inch Nails, Depeche Mode, My Bloody Valentine, tanto per citarne alcune. Tutto questo porta al progetto “Sam’s Town” un opera pop-rock dai riferimenti precisi: i Queen di rapsodiana memoria e il Bowie di “Ziggy Stardust”. Tanta l’attenzione ai contenuti quanta l’ossessione per la forma sempre e comunque anti-minimalista. Tra le 12 tracce meritano particolare attenzione l’apertura “Sam’s Town” e il singolo “When You Were Young” ricostituenti energetici dall’effetto immediato, ed ancora “For Reasons Unknown” e “This Is Wild” dove trova sfogo tutta l’espressività vocale di Brandon Flowers. Parentesi a parte si impone per l’etera “Read my mind” aperta da una domanda “Can you read my mind?” e chiusa con una risposta “The stars are blazing like rebel diamonds cut out of the sun when you read my mind”, per stessa ammissione di Flowers la migliore canzone mai scritta dai Killers. Candidato a disco dell’anno.
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