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Milgliori Album – 2011

I migliori album del 2011 :

1 – Kasabian – Velociraptor
2 – The Horrors -Skying
3 – Arctic Monkeys – Suck It And See
4 – The Vaccines – What Did You Expect From The Vaccines?
5 – Anna Calvi – Anna Calvi
6 – James Blake – James Blake
7 –  I Cani – Il Sorprendente Album D’Esordio Dei Cani
8 – Girls – Broken Dreams Club
9 –  Noel Gallagher – Noel Gallagher’ s High Flying Birds
10 –  The Doormen – The Doormen

The Horrors – Skying

Si può rimanere increduli e chiedersi, ma sono proprio loro? sono gli stessi che appena qualche tempo fà se ne uscivano con un disco garage rock pieno di suoni psicotici alla continua ricerca di una dimensione “bordelline“. Si sono proprio loro e oggi ad appena tre anni di distanza il salto evoluzionale sembra concluso (?). La band londinese se ne esce con un degli album più interessanti di questo 2011, rumori di tipico stampo ottanta, ricerca di ambienti quasi strumentali ed una latente psicadelia di fondo che rende il sound meno  aggressivo e ne esalta le forme e le immagini.

Kasabian – Velociraptor

Velocità, ritmo e una buona dose di aggressività ecco a voi  “Velociraptor”, con queste parole  è lo stesso chitarrista della band Serge Pizzorno a presentare al meglio il nuovo album targato Kasabian. Idee chiare, talento e tanta sfrontatezza hanno portato i Kasabian ad approdare verso l’album della “grande svolta”; il quartetto britannico reinventa il suo “groove” mescolando l’anima  rock ed electro che da sempre gli appartiene con influenze tipiche dello stile psichedelico proprio degli anni 70. Un sound virulento dal contagio immediato che alza il sipario con  le sonorità cine-spy-retrò in stile The Last Shadow Puppets di  “Let’s  Rool Like We Used To” per proseguire con il primo singolo dell’album

The Doormen – The Doormen

Stereotipi e loro contrari, questo in estrema sintesi il debutto dei The Doormen. “New-wave” e “Post-punk” sono input capaci, in suolo britannico, di  muovere la corsa di qualunque talent scout alla ricerca della “next big thing” da elevare agli altari, e che invece dalle nostre parti sono sufficienti per passare all’ascolto del disco successivo. Il debutto del quartetto ravennate dei The Doormen al contrario ribalta la scena. Il disco suona potente, oscuro e senza punti di debolezza, il solcare una via tanto accidentata rispetto al mainstream nostrano ne aggiunge ulteriore valore. I riferimenti sono fin troppo evidenti, si va dai Joy Division

Anna Calvi – Anna Calvi

Senza musica, la vita sarebbe un errore“, cosi recitava Friedrich Nietzsche. Poche battute della cantautrice italo-inglese Anna Calvi, sono sufficienti per darne ragione. Sfacciatamente talentuosa, si presenta al suo debutto con una ricercatezza stilistica e una personalità scenica da sbaragliare la concorrenza. Il disco, non a caso uscito per l’etichetta Domino, capace di arrivare sul luogo del delitto sempre prima degli altri (vedi Arctic Monkeys), è  puro noir rock, con venature retrò dal sapore drammatico e teatrale. Il mentore del tutto è Rob Ellis che si accompagna nella produzione e ci mette dentro tutti i suoi amori presenti e passati da Pj Harvey a Marianne Faithfull fino

Opshop – Until The End Of Time

Stavolta la bussola si indirizza verso la Nuova Zelanda e più precisamnte ad  Auckland, dove si formano artisitcamente gli Opshop. Dopo una gavetta in patria di quasi sette anni, dove hanno raggiunto il triplo disco di platino grazie al precendente “Second Hand Planet“, gli Opshop sono pronti al grande salto. L’album “Until The End Of Time” è prodotto da Greg Haver, collaboratore in  passato di band come i Manic Street Preachers e Super Farry Animals, un tipo capace di regalare il proprio marchio di fabbrica a chiunque lo incontri lungo la propria strada, e gli Opshop non fanno eccezzione. “Pins and Needles“, prima della lista e singolo apridanze, è una ricetta ben condita di